norme semplici

Discorso del presidente del Consiglio al luglio 2013 all’Agenzia delle Entrate; in poche parole occorre che chi evade riporti i soldi in Italia e paghi le tasse. Se fosse uno slogan sarebbe il solito “pagare meno pagare tutti”. Forse una grossa novità rispetto ai vecchi proclami sulle tasse esagerate. Ma la cosa più interessante è uno strano contorcimento lessicale sulla necessità della semplificazione. Tutti sanno che l’Italia ha un numero spropositato di leggi, che la complicazione burocratica sta uccidendo ogni prospettiva di lavoro, allontana le industrie estere, affatica inutilmente gli enti pubblici (che ormai passano la maggior parte del loro tempo e utilizzano la maggior parte delle loro risorse ad adempiere a compiti burocratici sempre più complessi e – per molti – sempre più inutili – vedi post precedente). Cosa dice il presidente del Consiglio sulla semplificazione burocratica?

“È anche colpa del governo, perché servono norme semplici. Per questo noi dobbiamo essere in grado di dare norme semplici per tutti.”

Incomprensibile.
(1) La prima frase dà adito a  un’IMPLICATURA: “è anche colpa del governo perché servono norme semplici” sembra un modo contorto per far capire che il governo non è stato in grado di fare norme semplici e ha fatto norme complicate.
(2) la seconda frase sembra quasi una tautologia: dato che servono norme semplici dobbiamo essere in gradi di dare norme semplici *per tutti”. (forse l’implicatura qui è che *per alcuni* esistono norme semplici. Quelli che bypassano ogni norma e fanno i fatti loro). Ma qual’è il contenuto informativo di questa frase? Forse il contenuto informativo è la sua  PRESUPPOSIZIONE. Infatti dire “dobbiamo essere in grado di dare norme semplici”  presuppone che “il governo non è ancora in grado di dare norme semplici“. E la domanda che un cittadino dovrebbe porsi è: perché un governo non è in grado di dare norme semplici? Magari è in grado di “farle”, ma non di “darle”, perché…

anche il governo, ogni volta che propone qualcosa, deve passare sotto le forche caudine degli uffici legali e ogni proposta di semplificazione viene distrutta dal tritacarne delle abitudini inveterate degli amministratori italiani a creare regolamenti sempre più complicati

[Uno statuto e un regolamento da me scritti per un Consorzio di Dottorato, dopo essere passati per gli “uffici” specializzati, hanno più che raddoppiato gli articoli e i commi  e sono diventati così complicati che non so più nemmeno se sarei in grado di applicarli]

La vulgata dice che in Inghilterra vi sono 3.000 leggi, in Germania 5.000 in Francia 7.000 e in Italia 200.000. Paragoni non fattibili per la differenza di sistema legale. Sabino Cassese (ministro del governo Ciampi) aveva elencato circa 150.000 leggi italiane nel 1993; Bassanini parlava di 50.000. Ma il numero delle leggi è solo un sintomo della malattia Italia: la malattia si chiama “complicazione burocratica”, un fenomeno che di anno in anno aumenta, coadiuvato dalle nuove possibilità offerte dall’informatica. Una pacchia per i burocrati e la morte civile per tutti quelli che devono eseguire i compiti più umilianti e indecorosi che possano essere attribuiti a un essere umano attaccato a un computer a computare quotidianamente inutili certificazioni che avrebbero lo scopo di semplificare, certificare, chiarire, fungere da anti-corruzione. Perché umiliante? Perché chiunque svolga questo inutilissimo lavoro, i cui dettagli farebbero inorridire una persona normale e sarebbe offensivo presentarli per scritto, sa  benissimo che i corruttori e i corrotti in grande stile hanno schiere di burocrati lautamente pagati che li mettono al riparo da ogni critica usando esattamente gli strumenti burocratici creati illusoriamente per ostacolarli.

Dante riassumerebbe la sua invettiva contro l’Italia nel 6 canto del Purgatorio più o meno così: O Italia asservita alla burocrazia, luogo di sofferenza a causa della burocrazia, priva di un governo autorevole capace di ribellarsi alla burocrazia, e in balia di una tempesta informatica provocata dall’uso indecente della ITC per assurdi scopi burocratici, non più padrona di ampi territori del pensiero, ma casino di leggi, leggine, regolamenti, restrizioni, impedimenti che bloccano o rendono faticosissima ogni attività produttiva. OK Dante sapeva riassumere  tutto ciò in poche e vive parole, ma il punto oggi è sempre quello.