da 500 a 5000 euro per chi scrive (male) sui blog

Il ddl sulla diffamazione a mezzo stampa (qui il pdf) modifica gli articoli del codice penale su ingiuria (art.594) e diffamazione semplice (art. 595).
Per l’ ingiuria, la multa – che era di un massimo di 516 euro (per me già tanti) arriva fino a 1500 euro (pare che in una prima versione si arrivasse a 5.000 mila euro). In generale una multa per  diffamazione a mezzo di stampa può arrivare a 30.000 euro. Per la  diffamazione semplice (offesa all’altrui reputazione)  la multa – che prima era di un massimo di 1.000 euro circa – va sui 2500 euro. Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o magari in un blog, la  multa – che era non inferiore a 516 euro – arriva invece a 5.000 euro (ma si arriva appunto a 30.000 euro).

Quindi chi scrive in un blog non dica mai niente di nessuno, in particolare di persone suscettibili. Un avvocato non rifiuta mai di intestare una causa di diffamazione.
Però il ddl non è ancora legge. Se diventa legge, si prega di scrivere solo discorsi generici.

Wikipedia è, come al solito, preoccupata:

una reazione contro la censura

Come mettere assieme diritto a proprietà intellettuale e libertà di diffusione?
Non con leggi liberticide, comunque!  Wikipedia aveva già espresso preoccupazioni per tentativi liberticidi in Italia, ma ora il problema tocca gli stessi Stati Uniti, simbolo della libertà (da un lato) e delle grandi corporazioni (dall’altro).


Equilibrate sono le parole del fondatore di wikipedia: http://www.bbc.co.uk/news/technology-16590585

aggiornamento: http://www.bbc.co.uk/news/world-us-canada-16623831

Aggiornamento 20-21 gennaio 2012: …e poi la legge non è passata, ma la situazione è sempre “hot”: vedi:

http://www.bbc.co.uk/news/technology-16646023

suscettibilità, musica e avvocati contro nonciclopedia

Chiude per protesta nonciclopedia per un eccesso di insistenza degli avvocati di Vasco Rossi.

Consiglio di NON leggere i commenti dei ragazzini contro Vasco Rossi; forse non è lui il problema, ma  i suoi avvocati e la tendenza censoria di molti  italiani: vedi “legge bavaglio“. Vedere scritte brutte cose sul tuo conto dà fastidio (ma, se sei un po’ sensibile, aiuta a capire cosa pensano di te quelli che non ti adulano); se  le cose scritte poi sono false puoi chiedere di toglierle, ma dovrebbe finire lì. Se invece la storia continua, con avvocati che non rispondono, ma solo denunciano, non è un bel sentire. Nell’eventualità che nonciclopedia (che comunque usa giustamente la cosa anche per farsi pubblicità) venisse davvero chiusa, allego quanto riportato sul loro sito:

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Care lettrici, cari lettori, cari creditori

Nonciclopedia chiude a causa di una denuncia che Vasco Rossi ha sporto contro il sito.
Vasco Rossi si è sentito diffamato dalla pagina che lo riguardava.

Probabilmente si terrà un processo, al termine del quale quel brufoloso ragazzino quindicenne che ha scritto la pagina dopo essere stato picchiato dai suoi compagni di classe, adesso dovrà anche pagare gli alimenti al nullatenente Vasco Rossi.
Un uomo che ha vissuto l’esperienza della droga, l’esperienza del carcere, l’esperienza di stadi e folle che lo acclamavano, non poteva proprio sopportare l’idea di essere oggetto di satira su Nonciclopedia.
Ma ripercorriamo tutta la storia per spiegare meglio la vicenda:

  • 6000 a.C.: l’uomo forgia i metalli.
  • 3200 a.C.: l’uomo inventa la scrittura.
  • 7 febbraio 1952: nasce Vasco Rossi.
  • 20 aprile 1984: Vasco Rossi viene arrestato al Variety, una discoteca di Bologna. Vasco Rossi consegna spontaneamente 26 grammi di cocaina alle forze dell’ordine e trascorre 22 giorni di prigione[1].
  • Dopo: Vasco fa altre cagate che ci scocciamo di elencare, sono troppe[2]!
  • Gennaio 2010: l’avvocato di Vasco Rossi, o chi per lui, legge la relativa pagina su Nonciclopedia e si rende conto che quel cumulo di stronzate potrebbe segnare la fine della carriera della rock star.
ATTENZIONE: quanto scritto in questo box è una plausibile ricostruzione degli avvenimenti… ma ricordate che la realtà potrebbe superare la fantasia.
  • 1 febbraio 2010, ore 12:00: l’avvocato avvisa Vasco dell’esistenza della pagina su Nonciclopedia.
  • 1 febbraio 2010, ore 12:03: l’avvocato spiega a Vasco cos’è Nonciclopedia.
  • 1 febbraio 2010, ore 12:07: l’avvocato spiega a Vasco cos’è internet.
  • 1 febbraio 2010, ore 12:12: l’avvocato risponde a Vasco che “no, non ho da accendere”.
  • 1 febbraio 2010, ore 12:13: l’avvocato spiega a Vasco cos’è un computer.
  • 1 febbraio 2010, ore 12:15: l’avvocato la prende alla lontana e comincia da:
    • 4 000 a.C.: l’uomo inventa la scrittura.
  • 1 febbraio 2010, ore 19:00: Vasco e l’avvocato sono ancora al telefono.
  • 1 febbraio 2010, ore 19:02: l’avvocato, stanco della situazione, chiude la conversazione dicendo che se la vede lui.
  • 3 febbraio 2010: l’avvocato manda una mail a Nonciclopedia ed una raccomandata A/R a Wikia, chiedendo di cancellare la pagina poiché gravemente diffamatoria e di fornire i dati degli utenti per procedere alla loro identificazione.
  • 4 febbraio 2010: Nonciclopedia risponde all’avvocato, spiegandogli brevemente cos’è Nonciclopedia, che non è in grado di fornire i dati degli utenti, mostrandosi infine disponibile a eliminare dalla pagina le parti diffamatorie che saranno indicate dallo stesso avvocato, come già successo in passato con altri personaggi che hanno segnalato la loro pagina.

Per tutta risposta, l’avvocato non risponde, nonostante Nonciclopedia conservi la notifica di lettura. Nessuna traccia nemmeno della fantomatica raccomandata spedita in California, al nostro host Wikia, come indicato nella mail dell’avvocato. Così, pensando che si tratti di una finta mail come spesso capita, Nonciclopedia lascia correre, non avendo avuto nessun riscontro della veridicità della comunicazione.

  • 18 agosto 2011: un admin di Nonciclopedia viene convocato dalla polizia postale per spiegare il funzionamento del sito. I poliziotti gli chiedono un autografo. Sul verbale.
    La comunità decide di cancellare la pagina di Vasco Rossi in attesa di ulteriori sviluppi, comunicando la nostra decisione all’avvocato e spiegandogli che attendevamo una sua risposta. L’avvocato continua ad ignorarci nonostante la notifica di lettura.
  • settembre 2011: altri tre admin sono stati convocati dalla polizia postale per spiegare il funzionamento del sito.

A seguito di questi fatti, gli amministratori hanno deciso di chiudere il sito a tempo indeterminato.

Ringraziamo tutti coloro che hanno contribuito a questo meraviglioso e speciale sito, ma ancora di più ringraziamo tutti i nostri lettori per averci dedicato anche un solo minuto.

Nonciclopedia chiude.

Aggiornamento 1

In queste ore la rete si sta mobilitando in massa (testate giornalistiche, blogger, singoli utenti di forum, ecc) per sostenerci e divulgare la notizia da noi riportata. Abbiamo letto molte cose interessanti, alcune spiacevoli da cui ci dissociamo (insultare le persone non è giustificabile), e altre totalmente assurde. Per questo per noi è necessario chiarire alcuni punti:

  1. Allo stato attuale non c’è stato alcun processo. Nessun magistrato ha contattato gli amministratori (che di conseguenza non hanno motivo di sentirsi in “torto”).
  2. Il sito chiude per protesta, non per costrizione.
  3. La protesta si è resa necessaria nel momento in cui venendo incontro alle richieste (seppur opinabili, visto che questo È un sito di satira) dell’avvocato di Vasco Rossi di rimuovere la pagina dedicata al “rocker”, la denuncia a carico di “ignoti” non è affatto caduta.
  4. Abbiamo offerto la nostra piena collaborazione già nel 2010. Per tutta (non)risposta alcuni amministratori sono stati convocati dalla polizia postale un anno dopo!!!
  5. Nonciclopedia non ha motivo di preoccupazione da tutta questa vicenda. Siamo totalmente aperti al dialogo con Vasco, Tania Sachs (la sua portavoce) o l’avvocato che finora sembra aver deciso di non rivolgerci più la parola.
  6. In ultimo, mi sento in dovere di ricordare a Vasco Rossi e ai grandi vip come lui che Nonciclopedia è una comunità eterogenea costituita per la maggior parte da adolescenti. Ragazzi che credono ancora nel mito dell’eroe buono, del vip in grado di comprenderli e guidarli sulla retta via senza bisogno di usare il bastone.

bandalarga

Richiamo all’Italia per la banda larga satellitare, mentre si tolgono i soldi alla banda larga normale.

il 13 marzo 2011 il Governo spagnolo approva l’obbligo di inserire strutture per internet veloce in tutte le nuove costruzioni.
il 16 marzo 2011 il Governo italiano approva lo spostamento di 30 milioni alle tv togliendolo a internet.

Gli 800 MHz che si liberano con il dividendo digitale, cioè con il passaggio dalla tv analogica a quella digitale terrestre, vengono riutilizzati per altre tv, diminuendo il totale per la banda larga italiana (mentre le frequenze a 2.6 GHertz sono in mano alla Difesa, che non le vuole cedere se non pagando, si intende)

L’Italia è quarta al mondo per numero assoluto di utenti wireless (leggi soprattutto: telefonini), ma in percentuale rispetto a abbonamenti ogni 100 abitanti è tredicesima. Vedi dati 2010. Il rischio ora è indietreggiare ancora, con pesanti conseguenze per e-commerce che sta facendo passi da gigante in Europa.  Questa è lungimiranza? Non si sprecano i commenti sulla fatica dell’Italia per adeguarsi agli obiettivi europei.

Questo post è stato scritto in memoria di Heinrich Hertz.

 

P.S. DICEMBRE 2011: una buona notizia: il regalo di Natale di Monti per la banda larga

Contesto Cognitivo

John Perry distingue “narrow context” (tempo, luogo, parlante) e “wide context” (ma qui la definizione è meno chiara). A me pare rilevante intendere per “wide context” qualcosa come “contesto cognitivo”, cioè quell’insieme di presupposizione condivise, assunzioni, scopi, gesti, e altro che caratterizzano una situazione. Gli esempi abbondano, ma tra gli ultimi una risposta della Protezione Civile a una aggressione della Cgil:

La CGL-funzione pubblica  diffonde alcune frasi dette da Guido Bertolaso in una riunione di amici della Protezine civile per l’addio a un collaboratore (la pf-CGL aveva ricevuto un CD anonimo): “L’eruzione del Vesuvio? Mi è mancata solo quella, ma non sarebbe una grande disgrazia (..) L’unico rammarico che avrò, che avremo – si ascolta nel nastro diffuso dalla Cgil – sarà che purtroppo fra Vesuvio e Campi Flegrei non è successo niente. É l’unica che ci manca (…) Inutile che vi grattiate, da buon leghista vi dico che non sarebbe quella grande disgrazia”. [maggiori dettagli qui oqui; purtroppo già il 31 Ottobre l’articolo pubblicato su “Il Mattino” on line(Editore Caltagirone) non era più disponibile]

In risposta una nota della protezione civile* asserisce:

“Il sindacato … ha decontestualizzato e artatamente ricostruito ciò che ha detto il capo Dipartimento”

Dato che la ricostruzione indicava chiaramente  il tempo (30 Ottobre 2010), il luogo (Roma, all’auditorium di Via Vitorchiano) e il parlante (Guido Bertolaso), in questo caso abbiamo un chiaro esempio della nozione di “contesto cognitivo”.

ALTRI CASI DI DECONTESTUALIZZAZIONE: il famoso caso del  “mascalzone bavoso” di Paolo Guzzanti o il caso della “contestualizzazione della bestemmia” di Mons. Fisichella, e i vari casi del  “culattone decontestualizzato” (termine usato  in contesti “locali” da Tremaglia, Buttiglione, Sgarbi)  su cui una certa chiarezza fa l’On. Fini parlando di strumentalizzazione di parole “fuori dal contesto”.

Insomma il tema del contesto e della contestualizzazione-decontestualizzazione è molto sentito, anche tra i politici. Un problema grosso che si pone a chi analizza questi problemi è  individuare la  portata e il ruolo del contesto cognitivo, prima ancora della portata e del ruolo delle parole de-contestualizzate. Forse non sono le parole decontestualizzate il vero problema, ma il contesto stesso.

P.S. Usava dire Oscar Wilde di certe parole: “non fa parte del mio vocabolario”
E’ questo il problema delle estensioni non conservative proposto da Dummett nel suo libro Frege, Philosophy of Language (1973, 1981) usando l’esempio di un termine peggiorativo (“boche”)

AZUNI code

Qui la proposta del Ministro Brunetta. Un po’ di fantasia: fare un codice di regolamentazione della navigazione in rete come fece Azuni per la navigazione in mare. Che ci si pensi è buona cosa. Come si realizzerà chissà.

So solo che le nuove regole per la regolamentazione delle spese in Università sono state applicate a Genova in modo tale che non si può più fare quasi niente, se non con tempi lunghissimi e burocrazia al limite del paranoico: i Dipartimenti devono non solo adeguarsi a regole tipo grandi appalti pubblici anche per pagare 1 pasto di 30 euro o una notte in albergo; devono anche chiedere tutte le autocertificazioni alle ditte (per un pasto) e dopo che le hanno avute devono chiedere verifica a tribunali vari e corte dei conti. Immaginate come è facile invitare a pranzo un collega  americano che fa una conferenza (gratis ovviamente) o come è facile chiedere di pagare un controllo di traduzione per un articolo. Passano mesi prima che qualcosa si muova. Quindi, normalmente, si rinuncia e si paga di tasca propria.

Se regolamentare la rete vuol dire applicare cose del genere, l’esito sarebbe quantomeno problematico (questo è un eufemistmo) . La rete ha comunque una sua regolamentazione che va abbastanza bene per conto suo. Magari predisporre dei servizi di aiuto contro la rottura dei siti da parte di hacker un po’ cattivi potrebbe servire. Ma altre intenzioni “censorie” (tipo bavaglio in rete) potranno solo far fare una gran brutta figura alla nostra sgretolantesi nazione. Chissà se i consigli che il sito linkato all’inizio chiede possano spostare qualcosa della mentalità censoria….

libertà di espressione in internet: iceland-italia

Come sempre l’Islanda al primo posto:

Mentre in Italia si discute di come fermare la “legge bavaglio” in Islanda nella seconda metà di Giugno viene approvata dal parlamento islandese una legge per la libertà di informazione in Internet, che si riassume ora nel progetto:  Icelandic Modern Media Initiative.
Il tema è stato anticipato da Chips&Salsa da Mastrolonardo agli inizi di Giugno. Bravo Mastrolonardo.
Forse si potrà continuare a scrivere e pubblicare informazione, basandosi su server islandesi? La partita è aperta.

l’Italia purtroppo in coda su questi temi: il 21 luglio, il Presidente della Commissione Giustizia della Camera, On. Giulia Bongiorno, ha dichiarato inammissibili gli emendamenti presentati dall’On. Roberto Cassinelli (PDL) e dall’On. Roberto Zaccaria (PD) al comma 29 dell’art. 1 del c.d. ddl intercettazioni, il famoso “bavaglio in rete”. INFO sul bavaglio in rete: qui (ma anche qui sulla scusa della “sicurezza”)

In Italia per ora si può almeno  sottoscrivere contro il “bavaglio in rete”. Per adesso questo è concesso, senza multe, pare. Siamo uno “Stato di Informazione”, dove per “informazione” si intende “controllo dei mezzi di informazione”. Solo pochi privilegiati, o interessati, accedono a informazioni libere, e spesso sul web. Con la scusa della “sicurezza” si vuole togliere la possibilità di informare via web, ma il progetto è destinato per ora a fallire, sia per Wikileaks.org,  ma ora anche per le possibilità legali offerte dall’Islanda. Grazie Islanda, se passa la legge i blogger italiani emigreranno sui tuoi server, anche se qualcuno propone disobbedienza civile (ma se non paghi 12.000 euro ti pignorano tutto quanto hai; non è mica che ti mandano in prigione) .

Vedi anche un articolo di Repubblica sull’Islanda.

scandali inosservati

Si prospetta una cessione delle frequenze pubbliche liberatesi dal passaggio dall’analogico al digitale alle televisioni con buoni “requisiti” (proponendo un “beauty context“)

Questo è un passo pericolosissimo, sia perché impedisce lo sviluppo di internet, sia perché impedisce allo stato – in questo momento bisognoso – di recuperare diversi miliardi, come è accaduto in USA e negli altri stati europei (la sola Germania ha incassato dalla vendita delle sue frequenze più di 4 miliardi di euro).

Da una parte si tagliano i fondi ai dipendenti statali e alle Regioni, dall’altra si “regalano” (o forniscono a basso costo) risorse alle televisioni. E si impedisce lo sviluppo della banda larga wireless in un momento in cui questo darebbe respiro all’economia.

Sono poche cose semplici, ma restano nel chiuso delle discussioni di esperti; come far capire a tutti cose così “distanti” dalla “gente”, eppure così semplici da capire? E’ forse il più grande scandalo di questi anni, e passa inosservato al grande pubblico. Ma perché?

Aggiunta 18/11/2011 (Ministro Romani dove sono i soldi per la banda larga?)