altri tipi di fraintendimenti

Proprio come nelle insegne dei negozi di Napoli che ci ha mostrato il prof. Penco a lezione, anche nella foto qui sotto sono presenti messaggi ai quali è possibile attribuire un doppio significato o un doppio senso. Si tratta in questo caso, di annunci pubblicati da una parrocchia:

fraintendimenti

Altri spot “Don’t judge too quickly”

A titolo informativo posto questo video che raccoglie 10 spot della serie “Don’t judge too quickly”, tra cui quello visto oggi a lezione. Ricercandolo su youtube mi sono imbattuta in tutti gli spot che la Ameriquest Mortage ha fatto di questo tenore e sono tutti carinissimi 🙂

Prada: A Therapy

Prima di parlarvi del pubblicitario forse più famoso del mondo e della pubblicità, definita ancora oggi, come una delle più belle in assoluto, vorrei proporvi uno degli ultimi spot che ho guardato con più interesse. Conviene prima vedere il video, è veramente interessante.

Come avrete capito lo spot è per Prada e più che uno spot è un vero e proprio piccolo film. Il regista è Roman Polanski che l’ha presentato, a sorpresa, al Festival di Cannes 2012 prima della proiezione di “Tess”, un suo lungometraggio restaurato. Gli attori sono due personaggi d’eccezione: Helena Bonham Carter e Ben Kingsley, insomma due attoroni per uno spot.
Trovo che il linguaggio di questo corto sia particolare:i due protagonisti non si salutano a voce all’inizio della seduta, lui proprio non dice mai una parola, lei si, racconta un sogno che ha fatto, ma quasi subito l’inquadratura cambia e la voce della ricca signora passa in secondo piano: non ci interessa molto quello che dice e cerchiamo di capire cosa distrae così tanto l’attenzione di un dottore, a prima vista, serio e composto. L’atmosfera, l’ambiente, la musica la bravura di Polanski e di Kinsley ci rendono partecipi di questo film più che le parole dette. Trovo, inoltre, che, come del resto quasi tutti i grandi film, lasci a seconda di chi lo vede esperienze e conclusioni diverse. Io, ad esempio, ho visto per la prima volta questa pubblicità su suggerimento e con una terapeuta e la sua visione, oltre che certamente molto più approfondita, era leggermente diversa dalla mia. Dopotutto “Prada suits everyone”, recita il pay-off. “Prada sta bene a tutti” che tu sia una ricca signora (e questo ce lo possiamo anche aspettare) o un uomo o un serio terapista freudiano, di quelli che sanno sempre chi suona al campanello, non perché hanno gli appuntamenti segnati sull’agenda o perché hanno il videocitofono, ma perché la terapia impone che lo stesso paziente vada alla seduta, magari per 20 anni, lo stesso giorno della settimana alla stessa identica ora. Una rigidità scalzata: non si può resistere alla tentazione di provarsi un capo Prada. Lui, lo stereotipo di psichiatra freudiano, cede alle sue pulsioni. Figuriamoci noi.

It’s time.

Si tratta di uno spot mandato in onda in Australia l’anno scorso. Mi ha fatto pensare che in Italia ci sia un estremo bisogno comune di “aggiornare” quello che è il nostro stereotipo di famiglia. Cosa ne pensate?

columbo

il tenente Columbo (pronuncia “colombo”) ha avuto una funzione essenziale per la televisione italiana a cavallo del secolo: fungere da supporto al telegiornale di Rete 4, la rete televisiva che, dopo aver visto crollare misteriosamente il suo tetto pubblicitario, era passata da Mondadori a Berlusconi. L’avventura del  tenente Columbo  si interrompeva a metà, nel momento più interessante, per lasciare spazio al telegiornale, per riprendere alla fine del telegiornale.

 

 

Nessuno sa chi ha vinto, se Fede perché seguito dai telespettatori di Columbo o Columbo perché i telespettatori chiudevano il volume per riattivarlo alla ripresa dell’avventura. Ora Columbo è morto, ma scommetto che tra molti anni e i telespettatori si ricorderanno più di lui che del telegiornale.

barzellette

“Though ultimately decided by personal taste, the extent to which an individual will find something humorous depends upon a host of variables, including geographical location,culturematurity, level of educationintelligence and context.”
[da Wikipedia: voce “humor”]
La quantità di “implicito” apportato da una barzelletta è enorme. Cosa viene trovato “spiritoso” dipende dalla cultura e dal gusto che questa genera. Per questo alcuni tipi di barzellette che facevano forse ridere generazioni precedenti o alcuni ceti sociali subalterni o magari certi maschi abituati a frequentare solo altri maschi non fanno ridere più (se non persone che ancora vivono in un mondo arcaico, maschilista, un po’ retro, facilone e grossolano, escluso dalla complessità del web, dalla pluralità di punti di vista; insomma alcune barzellette sono segno di una cultura vecchia, volgare e spesso insopportabile ai più).

Stereotipi

Non potremmo vivere senza stereotipi. Lo stereotipo di un bar ci aiuta a non perderci in bar diversi dal solito, ma sempre entro uno stereotipo. Il problema è quando certi stereotipi diventano “minacciosi” per l’oggetto dello stereotipo. Come difendersi dalle minacce? Come combattere gli stereotipi minacciosi e trasformarli in altri stereotipi più innocui, quando possibile, o semplicemente eliminarli o farne a meno? Ma è possibile fare a meno di stereotipi? La risposta stereotipica è: ovviamente no. Però alcuni stereotipi forse sono costruzioni ridondanti, basati su dati troppo parziali e falsi. Per questo c’è:

http://www.reducingstereotypethreat.org/

implicatura emotiva?

Analisi di un report di un discorso politico in vista della legge sul maestro unico riportato in data odierna sui quotidiani:

“Aver introdotto un team di tre insegnanti non corrispondeva a esigenze pedagogiche e formative. Ho piuttosto l’impressione che sia servito soltanto a far aumentare il numero degli insegnanti. E la cosa mi pare piuttosto illogica visto che il numero dei bambini in classe durante gli anni è diminuito per il calo delle nascite”.”

Sono tre asserzioni:
(1) asserzione perentoria, data per vera
(2) asserzione dubitativa (è solo un’impressione) data in contrapposizione (“Piuttosto”) a quanto negato in (1)
(3) Rafforzamento di (2)

La struttura del discorso tende a giustificare la (1) che peraltro viene data come verità scontata. In qualche modo si autoconfuta, ma non agli occhi di un lettore incapace di inferenze. La verità si (1) è ovviamente dubbia: il modello italiano dei tre docenti a rotazione  per molti teorici risulta migliore di altri per la formazione del bambino. Per evitare dubbi,  la  (2) tende a dare conferma  indiretta della verità di (1)  suggerendo il “motivo reale” (agli italiani piace il complotto) cioé l’astuta mossa di moltiplicare i posti per i fannulloni, Il presumibile motivo reale è  comprensiobile a tutti. Guarda caso è esattamente il  contrario del motivo (altrove) esplicito  del governo:  risparmiare, quindi tagliare posti. La (3) completa il ciclo: a questo punto si presuppone (non si asserisce esplicitamente) la verità di (2). Solo con tal presupposizione la frase (3) infatti ha senso. Se poi sia vera è un’altro discorso.

Il vero messaggio chiave è  l’uso della presupposizione di (1) e quindi di (2) in (3):  se sei un po’ distratto e ti metti a discutere  (3), [ ad es. dici che sono aumentate le nascite di immigrati] accetti ovviamente come presupposto la verità di (1) e di (2).

Detta in breve: questo è fare politica della comunicazione.